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L'uso
dei cookies nell'e-commerce
a
cura di Mariapaola Berlingieri
Risale
alla fine dell'anno scorso la notizia secondo cui
il Parlamento europeo ha assunto rigide posizioni
sull'uso dei cookies, sostenendo la necessità di difendere
la privacy degli utenti inconsapevoli.
Solo da pochi mesi, in relatà, si comincia a parlare
di cookies con riferimento alla tutela dei dati personali.
Molti sinora avevano sollevato il problema a livello
teorico, ottenendo però scarsi risultati dal punto
di vista pratico. Dietro il nome innocuo e familiare
(letteralmente =biscottini), sono nascosti degli strumenti
che consentono al server di conservare frammenti di
ogni documento scaricato dal client sul web (diversamente
da quanto accadeva prima dell'invenzione degli stessi,
quando veniva usata, per ogni frammento di documento
scaricato, una connessione differente, che impediva
di associare fra loro le varie connessioni e di ricondurle
al medesimo client).
I cookies offrono, perciò, la possibilità di raccogliere
informazioni sui siti visitati da un determinato soggetto,
compilando in questo modo una limpida mappa dei gusti
e delle preferenze dell'utente. Sono facilmente immaginabili,
anche in questa ipotesi, le conseguenze di un uso
distorto di tali strumenti, nati in origine per semplificare
i compiti dell'utente che si connette, cui viene evitato
di ridigitare ID e password ad ogni collegamento,
e che vedrà invece recapitare direttamente al proprio
indirizzo (reale o virtuale che sia) proposte commerciali
ad hoc, modellate sui suoi propri gusti e inclinazioni.
Fanno parte di un passato non troppo remoto i casi,
verificatisi negli Stati Uniti, di cessazione di aziende
con conseguente cessione di intere banche dati, destinate
(come poi è in realtà accaduto) ad essere incrociate
con altre banche dati.
Si obietta spesso, ai sostenitori della necessità
di un consenso informato da parte degli utenti sull'utilizzo
dei cookies nei siti Web, che impiegare questi strumenti
consente, al più, di ricondurre certe preferenze o
certi percorsi on line ad un numero di indirizzo IP.
Prescindendo, tuttavia, dal concetto di "identificabilità"
del soggetto interessato in caso di mero utilizzo
"normale" di cookies (concetto su cui già molto si
è discusso, e su cui si resta in attesa di interventi
chiarificatori "dall'alto"), occorre in ogni caso
considerare le possibilità di un eventuale uso distorto,
ma soprattutto, l'importanza di un rapporto sempre
più improntato a chiarezza e trasparenza nei confronti
di un utente ogni giorno più consapevole e cosciente
dei propri diritti in materia di privacy e sensibile
a tali problematiche.
Mostrarsi corretti e trasparenti non potrà, da questo
punto di vista, a seguito di una sensibilizzazione
sempre più penetrante dei cittadini, non trasformarsi
in un rapporto di fiducia dell'interessato nei confronti
del commerciante on line.
Sembra consigliabile, dunque, anche solo dal punto
di vista della tutela della propria immagine professionale,
informare i visitatori dei propri siti della presenza
di cookies, spiegare il loro funzionamento ed illustrare
le finalità dello strumento e della connessa raccolta
di dati.
Il Garante per la protezione dei dati personali ha
evidenziato, dal canto suo, l'importanza di un atteggiamento
trasparente per una corretta applicazione della legge
sulla privacy. I Garanti europei avevano suggerito,
infatti, con una Raccomandazione datata 17 maggio
2001, di fornire preventivamente a chiunque si colleghi
a un sito Web di informare gli utenti sulle modalità
di raccolta dei dati, ivi compreso l'eventuale utilizzo
di procedure automatizzate quali sono i cookies.
Scontato ribadire, dunque, che occorre fare chiarezza,
in attesa di ulteriori prese di posizione da parte
del Garante italiano. Le scelte compiute dal Parlamento
Europeo, comunque, sono destinate a dar luogo ad accesissime
polemiche.
(Febbraio
2002)
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